venerdì, giugno 15, 2012

Vi siete mai chiesti perché volete sposarvi? (pt. 1)

Credete davvero che pagare qualcuno, in modo più o meno subdolo, più o meno cosciente, per il suo amore, lo terrà sempre a voi, caro e devoto?
Vi sbagliate di grosso.

Ammetto: non ho granchè voglia di raccontarvi la mia storia: è una fra tante.
Credo, però, che supererò la mia svogliatezza per tediarvi con l'ennesima, anonima, monotona, favola. Che vi serva da lezione!
E indovinate un po'? Avrà anch'essa il solito finale.

Ho sposato Beatrice tre anni fa. Siamo stati fidanzati per tre anni, prima del grande giorno. Quando l'ho conosciuta aveva gli occhi impetuosi del mare in tempesta, azzurri, vitrei, i capelli color dell'oro, lunghi e ricci, quasi innaturali.
Raramente sorrideva, da ragazza, ma era la creatura più affascinante che io avessi mai incontrato. Beh, lo è tuttora, ovunque si sia nascosta, la creatura più affascinante che io abbia mai incontrato, nonostante mi abbia cacato sul petto.
Era una ragazza glaciale, fredda e calcolatrice. Era tutto quello che io non ero.
E che, poi ho scoperto, non avrei mai voluto essere.

Quando ci siamo conosciuti aveva da poco compiuto ventun'anni.
Io ne avevo ventiquattro.
E' stato amore a prima vista, per me: era la ragazza più bella del locale, quella sera. Ed era già di qualcun altro.
Sedeva al bancone del pub, con quello che poi scoprì essere il suo ragazzo, e beveva una birra rossa in un boccale di vetro da un litro.
Che donna!, ne rimasi folgorato.
Avrei tanto voluto poterle parlare, avvicinarmi a lei, ma non trovai il coraggio.
Con che faccia mi presentavo, lì, in mezzo a loro due, pucciosi fidanzatini?
Per dirle, cosa? Per fare, cosa?
Ammettiamolo: non avrei terminato la frase che mi sarebbe arrivato un destro dritto sul naso. Quello che sedeva accanto a lei, non sembrava simpatico.
Decisi così di lasciarle un biglietto, scritto su un fazzoletto raccattato da un dispenser del pub, che le infilai di traverso nella borsa poggiata per terra.
Lei non mi vide. Quello nemmeno. Uscì e andai via.
Il biglietto citava: "Fra due giorni ti mostrerai in tutta la tua bellezza, pallida luna piena?". In basso, scrissi il mio nome, e il mio numero di telefono.

1 commento: