giovedì, marzo 28, 2013

La filosofia del marketing

Scriviamo quando stiamo male solo perché non sappiamo parlare delle cose belle.
Scriviamo quando stiamo male, probabilmente, perché non siamo in grado di rendere la gioia una cosa fica quanto il dolore.
Scriviamo quando stiamo male perché è più facile risultare interessanti.

Quasi come se le cose allegre e leggere fossero stupide o banali, mi sono sempre chiesta come mai non ci sia mai una bella notizia sui giornali tipo: "Finalmente non verrà rimandato il processo".
In fondo resta un notiziario, ed io mi chiedo sempre: "perché il bello non fa notizia?"

Le opere migliori sono frutto di un profondo senso di disagio e malessere: tali scritti risultano neri, cupi e riescono in qualche modo a colpire anche il più duro dei cuori.
Credo che scrivere un romanzo, un racconto breve, che sia divertente o anche solo piacevole ma non amorfo, sia una cosa assai difficile.
Il dolore ci accomuna tutti: è per questo motivo che il nero vende.

lunedì, marzo 18, 2013

La colpa è degli ormoni

Le donne hanno questa fantastica opportunità di poter dare la colpa di qualunque cosa ai loro sbalzi ormonali.

"Sei uno stronzo, un ipocrita menefreghista. L'ho capito adesso, finalmente, dopo tanto tempo! Fra noi è finita!"
"Ma cara, se stiamo insieme da solo 3 mesi. E' finita cosa?! La marmellata in frigo, sì, quella è finita davvero."
"COSA?!? E' finita la marmellata?! Ommioddio, voglio morire."

"Oggi mi faccio una bella doccia rigenerante, esco di casa, faccio la spesa e vado a trovare il mio fidanzatino Clark a lavoro! Che bello, come sono contenta!"
"Amore, ma oggi ho la riunione a porte chiuse con il consiglio amministrativo, non puoi..."
"SEI UNO STRONZO! Tu non mi ami e ti vergogni di me! Ti odio!"

L'uomo si trova sempre senza parole quando accadono eventi del genere.
Gli amici, solo perché non devono trombarsi/sopportare/capire/amare quella donna, si limitano a dirgli: "Beh, sono gli ormoni" oppure "E' fatta così, lo sai" oppure "Dai, le passerà, magari è in premestruo".
Le donne sono quindi "giustificate" ad avere un comportamento totalmente senza senso: non solo questa è anche la loro stessa giustificazione, per di più anche gli uomini gliela lasciano passare.
Chiariamo, non sto affatto dicendo che tutto ciò non sia vero: le donne sono fortemente comandate dai loro ormoni, così come gli uomini sono fortemente comandati dai loro impulsi sessuali. Ciò non significa che sono tutti fatti allo stesso modo, ma una grossa parte di loro tende a rientrare nella mera generalizzazione.
Immaginate adesso di essere uomini (se credete di esserlo, rivalutatevi) e di avere una fidanzata in preda ai suoi ormoni con grossi squilibri dovuti alla metereopatia e di essere nel mese di marzo.
Ecco, auguri.

sabato, marzo 16, 2013

Dove la notte e il giorno s'incontrano

L'odore del piscio si sentiva al di là della porta, per questo quel coyote urlava come un matto. Entrò, nel buio, sbattendo un bastone contro l'inferriata della finestra urlando: "Io vi ammazzo! Io vi ammazzo tutti piccoli bastardi", visibilmente paonazzo in volto. Avevo una paura fottuta.

"Piccolo, sono io, non avere paura", mi incitò la dolce Maria: mi tolse le schegge di legno infilzate nei polpastrelli e disinfettò i piccoli squarci. "Domani, vedrai, ti porteranno via di qui. Domani avrai una casa, piccolo". Mi sorrideva, sincera, ed io le credevo.

"Ringraziate che sono buono e non vi ho ancora trucidati tutti! Piccoli luridi bastardi! Ringraziate, sporchi luridi ingrati", urlava. Continuava a sbattere il bastone come un dannato, quel diavolo! Avevo tanta paura, volevo la mia mamma. Corsi in un angolo e mi pisciai addosso: lui mi vide.

Tornò con del disinfettante e delle pinzette chirurgiche e mi si avvicinò. Mi chiamò: "Piccolo, vieni". Non mi avvicinai, sebbene sapevo che voleva solo aiutarmi. "Andiamo su, vieni, piccolo", mi incalzava. Volevo davvero andare da lei e darle un bacino, ma ero vergognosamente sporco di piscio.

"Lurido figlio di puttana!", urlò e, sbattendo il bastone contro tutte le inferriate che mi separavano da lui, iniziò a correre verso di me, rosso in volto con gli occhi di un cane affamato, solo e ferito. Chiuso in un angolo, annaspando nel mio piscio, non potevo scappare e lui mi colpì forte con il bastone.

Maria era sempre tanto carina con me. Era passata a farmi una coccola, quella mattina, e a pulire il mio piscio, come tutte le mattine. Maria aveva i capelli raccolti e un'aria sempre stanca, eppure riusciva sempre a infondermi speranza quando mi sorrideva. Guaii e le mostrai la zampetta.