martedì, giugno 24, 2014

Sfodera la penna, compagno

Quando hai smesso di scrivere è stato un po' come quando i REM si sono sciolti:
UNA CATASTROFE,
soprattutto perché non sono mai riuscita a vederli live, dannazione.

Di tuo pugno, da quando ti conosco, sono riuscita a leggere troppo poco.
Tutto quello che hai scritto prima di quel giorno l'ho già letto e riletto mille volte ma non mi sono mai sentita soddisfatta perché sono cose che non posso tuttora capire a fondo.
Le cose che invece hai scritto da quell'ottobre duemilaundici, mi hanno fatto così innamorare del modo che hai di esprimere i tuoi pensieri che se pubblicassi a pagamento, spenderei il mio stipendio per sfamarmi con le tue parole.

Ecco, è un po' come se Palahniuk smettesse di scrivere.
...
Ti rendi conto?! Ed io che faccio? Mi ammazzo.

Siamo blogger da quattro soldi, scriviamo di cose a caso, di momenti tristi e di momenti felici, di sogni e di paure, di estratti della nostra fantasia. Non occorre essere così pretenziosi per rimettere le mani sulla tastiera e pubblicare per noi poveri morti d'inchiostro digitale.
Insomma, puoi anche farcela la grazia.

Dobbiamo ancora scrivere un libro, il prototipo e l'idea la conservo ancora, anche se il progetto si è spento insieme a noi.

Forse scrivere ti farebbe bene per poter esercitare quella scarsissima voglia che hai di parlare di te. Anzi no, voglia di parlare in generale.
Scrivi benissimo, in modo sublime, eccelso, (altri sinonimi maestosi), anche quando parli di nero e morte. Scrivi da Dio anche se inventi un racconto inverosimile. Scrivi da favola anche quando non ti impegni ma lasci che le dita si muovano libere sui tasti di un computer.

C'è gente che vive per sentire il suono della tua voce, dal vivo o in radio, o per leggere le tortuose e lunghe frasi dei tuoi scritti. Pensaci, questo è tentato omicidio.

Torna a scrivere, hai tantissime cose da urlare al mondo ed io ho davvero bisogno di continuare a leggerti.

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