giovedì, agosto 28, 2014

La ballata del giorno dopo

E tra pareti ti risveglierai
Tra pareti che non hai mai visto
E lentamente gli occhi staccherai
Da quelle tende così luride

E se la testa ronza ancora
Lei, ricorda, non fa mai da sola
E se pretende più attenzione
Non dire più cose stupide


E se una volta alzato sulla schiena
Di nuovo ancora peggio morirai
E se una volta a faccia terra tu
Neanche più il tuo nome ricorderai

lunedì, agosto 25, 2014

Pillola blu

Mia mamma ha un modo non convenzionale di dimostrare il suo affetto: forse è proprio questo che rende il suo abbraccio la cosa più calda che io possa mai indossare.

martedì, agosto 19, 2014

La serpe in seno

Le case che si arrampicano sulla collina di Ressafreve erano ancora più colorate quel giorno. Il sole era forte, caldo come il cuore di un innamorato, lontano come il ricordo da cui Marina cercava di scappare, correndo sulla sua nuova graziella rossa, sfrecciando per il sentiero che conduce in cima, verso il paese.
Ressafreve era un piccolo borgo, quattro case, due anime e una strada. I ragazzini del paese negli anni settanta avevano deciso di dare un po' di colore alle loro vite, nel vero senso della parola. Stanchi della noia e del grigiore sul volto dei paesani, un giorno decisero di dipingere tutte le casette del borgo. Ad oggi non resta molto, se non l'eco del silenzio e il lento sbiadire di quei meravigliosi colori. Eppure quell'estivo assolato giorno del millenovecentosettantasette, tutto era ancora lì.
Marina sembrava una piccola biscia. Sinuosamente seguiva i tornanti e le curve in salita, quel biondo che brillava sotto la calura incalzava sempre più, come se mille bestie lo inseguissero. Gettò la bici in strada e si fiondò contro un portone. I pugni sbattevano forti con un ritmo di tre quarti, il corpo accompagnava il gesto di richiesta d'aiuto. Sull'uscio non uscì nessuno. Riprese selvaggia la bicicletta e continuò a correre.
Il paese sembrava disabitato come era rimasto Piedimonte, situato dal lato della collina appena traversato. A Ressafreve era rimasto sicuramente qualcuno, almeno Giuseppe, suo amico d'infanzia, eppure la vita sembrava nascondersi al bene per tramare in favore delle tenebre. Troppo vili i suoi abitanti per potersi curare del prossimo? Troppo pigri per poterne sentire la richiesta d'aiuto?
"Pè! Pè!", nessuna risposta.

mercoledì, agosto 06, 2014

Doppia vita, inevitabile se si è infelici

Ho bisogno di qualcuno che viva con la mia stessa musica triste nella testa, di qualcuno che non abbia davvero bisogno di chiedermi "come stai?". Ho bisogno di te, ovunque tu sia.
Ho bisogno della percezione di te che ho accuratamente costruito negli anni, iniziando con un infantile colore di occhi e di capelli, concludendo con l'ultimo difetto aggiunto alla lista degli "assolutamente no".

"If you love me with all of your heart.
 If you love me, I'll make you a star in my universe."
(Angus & Julia Stone, For you)
 
Ho un gravissimo problema che si è manifestato un paio di mesi fa: ho un'immensa voglia di scrivere, di spiegare in modo dettagliato tutto quello che vorrei trasmettere, sperando che anche solo una infinitesima parte possa giungere al lettore esattamente come l'ho percepita, eppure non ci riesco. Tiro fuori queste frasi insulse, che quando le rileggo mi danno da pensare: "ma che merda è?". L'informatica mi ha conferito un dono della sintesi che in questi momenti vorrei poter buttare nel cesso.

Mi è capitato spesso, in passato, di pensare di aver trovato quello che cercavo.
Forse lì per lì avevo anche temporaneamente ragione - ah, beata ingenuità -, solo che io sono cambiata tantissimo in dieci anni al punto che quando ripenso a tutto quello che è stato, nemmeno mi riconosco. Per cui mi chiedo: "di cosa ho bisogno per essere felice?"

Dai quindici ai ventidue anni ho cercato qualcuno che potesse farmi sentire migliore di quel che ero. Ho creduto di aver trovato l'uomo della mia vita in uno scapestrato salernitano, il mio primo vero ragazzo, che un giorno mi ha mollato a causa del mio voto di maturità, troppo alto per poter stare con lui. Mi ha mollato tantissime altre volte, a causa di tantissimi inutili motivi ed io sono sempre stata troppo idiota per non tornare da lui strisciando.
Sono convinta che tutti i miei ragazzi a seguire hanno dovuto patire questo segno che mi sono portata inevitabilmente dietro. La mia parola, come è stata la sua all'epoca, aveva perso completamente valore. Lasciavo il mio compagno per il semplice bisogno di cambiare: la situazione diventava insostenibile, cercavo disperatamente e invano di far arrivare il messaggio, mollavo. Iter che è stato la base delle mie successive relazioni. Non mi sono mai resa conto di cosa potesse voler dire questo percepito dall'altra persona. Probabilmente li devastava, come aveva devastato me. Adesso vi dico anche perché ho reiterato questo comportamento: nessuno dei miei fidanzati tornava da me pregandomi di parlare, di chiarire. Mi sono arresa all'idea che non valgo così tanto e adesso sto molto molto meglio.
Successivamente ho riposto troppa fiducia in una relazione sbagliata, difficile, come il ragazzo con cui l'ho impostata. Una persona cattiva, mendace, che godeva nel distruggere tutto ciò che ruotava intorno a lui. Un manipolatore che si divertiva a giocare con le persone e che non ha mai avuto il coraggio di essere un uomo, nemmeno l'ultimo giorno insieme.

Dai ventidue ai venticinque anni ho impostato la mia vita sul divertimento: avevo un disperato bisogno di essere felice, di sentirmi spensierata, viva.
Ero alla ricerca di sensazioni forti, che sconquassano lo stomaco e ho avuto la fortuna di incontrare qualcuno che nonostante tutte le difficoltà, ha reso quel periodo brillante e indimenticabile. E' stato un pessimo compagno, ma nonostante tutto è stato un ottimo alleato. Mi ha reso una persona libera e mi ha fatto apprezzare l'importanza di esserlo.

Adesso ho ventisei anni, chiudo un altro capitolo e realizzo che quello che cerco probabilmente non lo troverò mai. Non so come sentirmi al riguardo. Probabilmente dovrei sentirmi triste, sconfortata, impaurita. Eppure non mi sento così. Mi sento solo un po' vuota, ma tutto sommato tranquilla. Quello di cui ho bisogno non esiste se non nella mia testa. Questa distorsione della realtà, sebbene sempre presente, si è accentuata l'anno scorso, quando la mia ultima relazione ha iniziato ad andare alla deriva senza un motivo apparentemente valido, così ho realizzato che probabilmente fosse già destinata ad essere quello che poi è stata. Ogni volta che pensavo ad un incontro, ad un chiarimento, ad una discussione con lui, era sempre completamente diverso da quello che succedeva. Ho vissuto due relazioni scorrelate ma parallele con lo stesso uomo, ed è stata quella non reale a regalarmi con lui un orribile anno che potevo tranquillamente risparmiarmi troncando il rapporto molto prima.
E' la stessa visione non reale che tuttora mi fa venire voglia di cercarlo, che mi fa percepire la nostra storia come "non convenzionale", come qualcosa di speciale e da preservare. Ma non è vero, non è vero niente. E' una relazione come le altre. Nessuno dei due ha niente di speciale, nessuno dei due ha fatto niente di speciale. E' tutto terribilmente convenzionale e le storie finiscono, quindi finisce anche questa.
E' la stessa visione non reale che tuttora mi fa venire voglia di cercarlo, e come tutte le volte quando lo cerco non va mai niente come ho immaginato fino all'attimo precedente. Svilente, vero? Sì, lo è. Credo che sia profondamente sbagliato aspettarsi qualcosa e rimanere delusi dal fatto che non si verifica, ma credo che sia anche inevitabile costruirsi una visione dell'altro meno dura di quella con cui si deve convivere nella realtà. E' un meccanismo di difesa che ci rende il distacco pressocché impossibile, per questo sono ancora ad inciampare nel pantano da due mesi a questa parte. E' davvero arduo accettare il fatto che quello che credevi fosse la vostra storia, il tuo innamorato, il vostro rapporto, in realtà non esiste, non è mai esistito e mai esisterà.

L'amore rende ciechi, stupidi e deboli, con me ha sempre avuto vita molto facile ed è per questo che ne ho sempre avuto paura. Le persone sfruttano la buona fede del prossimo, mentono, tradiscono, omettono. Poi urlano, alzano le mani. A volte accecati dalla rabbia uccidono.

"Piantala con questi mostri, Michele. I mostri non esistono.
I fantasmi, i lupi mannari, le streghe sono fesserie inventate per mettere paura ai creduloni come te.
Devi avere paura degli uomini, non dei mostri."
(Niccolò Ammaniti, Io non ho paura)


....---....--.--..-...--..-.....------.-........-.---........------.......-..-......-...---..-.....-.-..-.-....-.-.---.....-....---..-.....-...----.-.-.-


Inizia agosto e finisce il mio rapporto con te.
Buone vacanze, ci sentiamo quando avrò voglia di scrivere di nuovo.