domenica, settembre 07, 2014

Parliamo del mio tao

Ci sono cose assolutamente giuste e altre assolutamente sbagliate. A dire la verità, non sono per niente convinta di questa cosa ma se anche fosse così, io non ho mai davvero capito che differenza ci sia. La madre di un mio amico ha detto una cosa molto intelligente, su cui non mi sento di dissentire: "non ci sono persone giuste o sbagliate per la vita di qualcuno, ci sono persone che in quel preciso istante devono essere lì, o devono andare via, perché è ciò di cui in quel momento si ha davvero bisogno."

Ci sono alcune cose che interagendo fra loro non generano altro che attriti, inutili, fastidiosi, dannosi attriti; attriti che ti lasciano una sensazione di bruciore e di fastidio che sai essere solo colpa tua e del tuo non voler "dire le cose perché se no pare brutto".
Ci sono cose che ti aspetti, che vorresti si verificassero non perché ti sono dovute ma perché sarebbe bello se ci fossero. Cose che restano sospese nel giorno, che galleggiano nella notte, come la tranquillità di un abbraccio o la considerazione del sapere che sei lì anche tu, che non sei un fantastico giocattolo. Cose che smorzano l'ansia, che tranquillizzano una persona, che riducono l'ansia da prestazione perché dobbiamo sempre essere ancora più belli, ancora più attivi, ancora più soddisfacenti, ancora più virili, per consentire agli altri di giudicarci sempre e comunque.

Poso le mie scarpe con il tacco otto e mi sento incredibilmente soddisfatta nel ricordare che ci ho camminato tutta la sera, sufficientemente alticcia. Mi sento un po' meno soddisfatta nel ricordare che non importava a nessuno cosa indossassi. Riacquisisco tono pensando che io sono come nessuno, anche a me non importa nulla degli altri, soprattutto in questo momento.

Sarei ipocrita se ti dicessi che tutto quello che ho scritto è vero.
La vita è un po' come questi scritti, tutto sommato va interpretata perché non esiste un'unilaterale verità, un'essenza assoluta, un'imprescindile correttezza nell'analisi degli eventi. Puoi leggere e pensare che parli di te, decidere che quel passaggio preciso ti riguarda e va interpretato esattamente come pensi. Potresti avere ragione, ma sai che ti dico? Non me ne importa niente. Tiraci fuori quello che vuoi, ignora quello che ti ferisce, tralascia quello che è importante. Restano solo un mucchio di inutili parole che mi aiutano a fare ordine; non sono qui per te, per soddisfare la tua voglia di sapere, ma sono qui per me, per il mio bisogno di analizzare e condividere ignorando il destinatario. E' un po' come uscire in strada, raggiungere il centro della piazza e iniziare a gridare quello che vorresti che il mondo sapesse, un po' per narcisismo, un po' perché quando smetti e noti che la gente ti guarda con un sopracciglio alzato, ti senti incredibilmente incompreso e stai mille volte meglio dell'attimo prima.

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